Il percorso sull’ASCOLTO per i Progetti Educativi Zonali

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Chi l’ha detto che i ragazzi non ascoltano?

Se si vuole dire che non fanno quello che gli adulti dicono loro di fare, allora è un’altra questione. I ragazzi ascoltano eccome, e sono bravissimi a farlo.

I ragazzi amano anche farsi ascoltare, e così, raccontandosi, costruiscono il loro mondo e il loro futuro.

Il percorso al Buontalenti-Cappellini-Orlando*

È stato un successo. Non saprei chiamare diversamente il trascorrere settanta ore dietro un pc a guidare due gruppi di ragazzi e ragazze di terza e quarta superiore e l’averli visti, alla fine di ogni incontro lungo quattro ore, felici: di essersi ascoltati, di essersi conosciuti e incontrati, di aver imparato; spesso meno stanchi e meno ansiosi di quando erano arrivati.

È stato facile capirlo definitivamente quando, anche salutandoci durante il nono incontro che doveva essere l’ultimo, li ho trovati felici in modo nuovo: più solidi e forti. Ora sanno anche, un po’ più di prima, di cosa parliamo quando parliamo di felicità, sanno che possono costruirla anche quando sono stanchi, ansiosi, tristi o delusi per qualcosa che accade nelle loro giornate.

Il nostro percorso è stato un cammino tra il domandarsi e l’ascoltarsi: ogni idea, punto di vista, insegnamento, è diventato pratica subito, nell’ascolto reciproco di idee, punti di vista, storie di vita, punto di forza. I ragazzi hanno manifestato una generosità e una gentilezza di quelle che commuovono, per la semplicità con cui si palesano. Ci sono stati anche i timori, messi sul tavolo e guardati insieme, e il divertimento, quella leggerezza a cui un essere umano non dovrebbe mai, mai, rinunciare.

Lavoro con gli adolescenti da diversi anni e sempre mi ritrovo, ripensandoli a uno a uno, mossa da sentimenti di gratitudine e speranza. Commossa si, per quel coraggio che, riconosciuto e protetto,  consente a ciascuno di fiorire in tutto il potenziale.

Dalla partenza all’arrivo, ascoltandosi tutto il tempo

Alcune delle lavagne dei laboratori di maieutica reciproca sull’ascolto dei primi incontri.

Le cose certe all’inizio di questo percorso erano poche ma fondamentali.

Il tema: l’ascolto. Nel bando pubblico di selezione per gli esperti, l’ascolto era declinato senza un riferimento specifico al disagio, nonostante il corso fosse di fatto inserito all’interno di un progetto che invece lo riguardava. Ciò mi ha permesso di costruire un percorso e di offrire dei contenuti che tenessero al centro il potenziale, le risorse, la salute; un percorso allineato e valorizzante i principi e la missione dell’istituzione scolastica, che è quella di sviluppare competenze e umanità, di elevare lo spirito, di conoscere e scoprire ciò che è; non quello di correggere e sanzionare. E ciò deve passare soprattutto dall’esempio: da quegli insegnanti che sanno come realizzare se stessi.

Un altro punto fermo è stata la referente del progetto, la prof.ssa Raffaella Gori, grazie alla quale ho potuto programmare e gestire gli incontri con la disponiblità e la flessibilità necessaria soprattutto in un periodo come questo. I ragazzi provenivano da istituti diversi e avevano referenti di istituto diversi**; quando tutto fila liscio, c’è qualcuno che lo rende possibile.

Una delle storie di ascolto creata da Giulia M. L’ascolto trasforma i mattoni in un faro che fa luce su chi vuole vedere.

Certamente un punto fermo era la situazione di crisi sanitaria che viviamo. Fare gli incontri in presenza avrebbe voluto dire considerare l’alta probabilità che, a turno, diversi dei partecipanti non sarebbero stati presenti. Avuto chiaro questo da subito, la sfida è stata portare l’intero percorso su piattaforma, a distanza. Il tasso di presenze è stato comunque altissimo; una presenza reale e profonda. La formazione a distanza richiede un adattamento della modalità di relazione che ha bisogno di maggiore cura, dell’osservazione e della cura dei tempi diversi di sintonizzazione, della fatica della distanza e della mancanza di alcuni canali sensoriali di vicinanza; abbiamo tenuto conto di tutto ed è stato, anche questo, un successo: quando i ragazzi si sono incontrati venerdì per la chiusura del percorso, hanno impiegato un attimo per trovarsi, per sentire che erano già stati insieme. La loro vicinanza, generata dall’ascolto e dalla ricerca, è stata immediatamente visibile.

Lo scopo del corso, così come dichiarato nel bando, era la costituzione di sportelli di ascolto peer to peer. Insieme ai ragazzi e alle ragazze abbiamo deciso che mettersi a disposizione in uno sportello di ascolto poteva essere una decisione presa solo dopo aver fatto il percorso, abbiamo pensato che lo scopo non poteva che essere, sperimentando a fondo l’ascolto, osservare dove ci avrebbe portati. Così, il punto di arrivo lo abbiamo creato noi: è stato l’incontro in presenza di venerdì 28 maggio, pensato e programmato durante il cammino. Nell’aula magna dell’Orlando i due gruppi hanno presentato il percorso con entusiamo e competenza, celebrando il loro impegno.

 

Venerdì 28 maggio nell’aula magna dell’istituto Orlando

Uno dei temi affrontati nel percorso era stato quello dell’importanza di valorizzare un impegno.

I ragazzi in età scolare trascorrono ore e ore a scuola e nello studio, per esempio, e quando non hanno risultati eccellenti o soddisfacenti tutta l’attenzione, spesso, resta sui risultati. Quanta frustrazione può generare questa abitudine? Lo vediamo spesso negli adulti, che l’hanno consolidata soprattutto a causa di una cultura ancora tanto orientata alla mancanza piuttosto che alla presenza. Il fallimento all’arrivo è fondamentale, è forza e crescita e sviluppo; quello in partenza può essere rinuncia e alla fine l’impossibilità a realizzarsi e a essere felici; anche di questo ci siamo occupati durante il percorso.

Anche se non c’era nessuna gara in cui competere alla fine, c’è stato un risultato da guardare e celebrare. È stato chiaro a tutti. In un mese come questo in cui gli impegni scolastici sono pressanti, i due gruppi non hanno esitato ad accogliere la proposta di costruire un progetto finale che rappresentasse il percorso e tutto il loro impegno. Si sono incontrati in autonomia, ancora a distanza tra telefonini e pc, e l’hanno costruito. Poi hanno manifestato la voglia di incontrarci in presenza e così lo abbiamo reso possibile.

Venerdì pomeriggio davanti all’istituto superiore Orlando, in piazza II Giugno a Livorno, i ragazzi e le ragazze del percorso si sono incontrati, per la prima volta, e immediatamente trovati. Andrea, Alessio, Arianna, Eva, Giada, Giorgia, Giulia ci, Giulia emme, Giulio, Greta, Irene, Massimo, Stefano, Vittoria, in ordine rigorosamente alfabetico.

Hanno affrontato la loro ultima sfida che ho loro proposto, quella di fare le ultime sessioni di pratica di ascolto in presenza; seduti in coppie, l’uno di fronte all’altro, a farsi domande, a superare gli imbarazzi del nuovo e dello sconosciuto, ad ascoltarsi con metodo e motivazione.

L’ultima ora è stata dedicata al presentare i progetti ai rispettivi rappresentanti degli istituti e alla responsabile dell’Ufficio Sistemi Scolastici Integrati, Cred e Ciaf del Comune di Livorno che ha voluto essere presente anch’essa e mostrare la sua gratitudine per la realizzazione del progetto. Un gruppo per volta, insieme, passandosi la parola ad uno ad uno, hanno raccontato il cammino percorso insieme.

 

Chi l’ha detto che i ragazzi non ascoltano?

Osservarli rende bene l’idea; ascoltarli. Che siano di esempio e motivazione per tanti altri che, come loro, neanche sapevano di essere così belli.

 

 

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(*) Il percorso è frutto della partecipazione al bando pubblico sui PEZ la cui graduatoria pubblica è consultabile al sito dell’Istituto di Istruzione Superiore Buontalenti-Cappellini-Orlando.
(**) Hanno aderito al progetto, grazie al coinvolgimento facilitato dalla Prof.ssa Gori, gli istituti di Livorno: Cappellini, Galilei, Vespucci-Colombo, Niccolini-Palli.

 

 

 

2021-05-30T22:41:33+02:00