Scrivere ti può cambiare la vita.
Se stai pensando che a te non è mai successo, prova a leggere ancora un po’ questo articolo, potresti trovare qualche buona ragione per cui non ti sia ancora capitato. Quello che metti nero su bianco ti cambia, cambia il modo di vedere quello che sei e quello che è stato, può cambiare il tuo modo di stare al mondo. Innanzitutto, hai mai riletto qualcosa che hai scritto? Rileggere non è ricordare, né credere di ricordare.
Se ti piace leggere, ecco intanto ti è facile capire che scrivere ti può cambiare la vita un po’ come accade quando leggi; solo, di più. Nello scrivere lo sforzo è un altro, e allora anche la ricompensa sarà un’altra. Scrivere è un cercare che non riguarda solo le parole; è un tirar fuori e poi guardare, e cercare di ri-conoscere; scoprire che non ti somiglia per niente. Io te lo dico, se stai per avventurarti in questo scrivere qui: accadrà spesso che non ti riconoscerai, e ti sentirai vacillare, e poi continuerai ad andare in cerca perché è proprio lì che scrivere ti ristruttura. Si,
Scrivere è ristrutturante.
Questo è noto ai più, da sempre. È come prendere dei pezzi del tuo cervello e cambiarne la disposizione. Per essere più fedeli a ciò che accade là dentro veramente, ti dico che è ricombinare i percorsi dei tuoi circuiti neuronali.
Ma attenzione: affinché questa ristrutturazione accada occorre che ci siano due elementi fondamentali del processo. Il PRIMO è questo: dapprima, si scrive; poi, si riscrive, e si riscrive, e si riscrive. Forse si può dire che
Scrivere è Riscrivere.
Lo stesso pezzo.
Diffidate dell’illuminazione della creatività, del concetto dell’ispirazione.
Quando Picasso ha disegnato il suo toro ne aveva fatti a decine prima; quando Kandinsky ha disegnato i suoi cerchi, li aveva cercati a lungo. Cerchi. Quello che non ti arriva dal primo cerchio di un bimbo[1], ma che ti arriva dal cerchio di un artista (come Kandinsky) è la ricerca. Quel cerchio ci toccherà nel profondo quanto più quella ricerca sarà stata lunga e disposta al vero. Ecco vale anche per la tua ricerca: è così che arrivi all’altro, e in primo luogo a te stesso.
Scrivere ti può cambiare la vita – facciamo un esempio semplice, banale? Pensa ad amore, tra le più (ab)usate parole nella letteratura, forse quanto morte; se amore arriva dopo una lunga e quanto più onesta ricerca, solo in quel caso, trafiggerà l’ennesimo (cuore di) lettore, quel lettore che chissà quante volte già aveva letto, e pronunciato invano, amore.
Si, scrivere è riscrivere ed è ristrutturante. Questa rivoluzionaria trasformazione può accadere solo in presenza di un SECONDO elemento fondamentale: un occhio esterno e competente. Si, perché
Scrivere è un mestiere.
Se a leggere ciò che scrivi è tuo fratello, il tuo migliore amico, la tua nonna o la tua fidanzata, ringraziali, prendi il loro affetto, fai loro un regalo, ma non credere a quello che ti dicono. Sarebbe come far vedere loro la tua bocca e chiedere un parere odontoiatrico, come far provare loro la tua motocicletta e chiedere un parere sul fatto che a breve il motore ti potrebbe lasciare a piedi, sarebbe come far sentire loro i tuoi bronchi e domandare se si sente traccia di infiammazione. Talvolta non possiamo confidare neanche nella prof. di italiano, perché non è affatto scontato che lei, che ha imparato a insegnare l’italiano, sappia come si effettua la ricerca dello scrivere.
Scrivere è una ricerca.
Hai presente il ricercatore? È un mestiere molto difficile perché usa gli strumenti della logica e della razionalità (la parola), ma accade e diventa storia attraverso spazi dell’energia e dell’esistenza che sfuggono a qualunque logica e razionalità. Scrivere è alla fine un incontro.
Creatività? Anima? Sentimenti? Cerca pure una definizione o un appiglio, te ne servirà sempre un’altra perché scrivere e rileggere è una cosa sempre assurdamente e meravigliosamente nuova. È come la bellezza, che ci convince solo quando è frutto di una ostinata ricerca del vero. Perciò ci vuole il mestiere. Poi dopo, ci vuole chi, come te, sta al mondo con gli occhi aperti e vuole conoscere tutti gli altri modi di stare al mondo, per trovare il suo. Ecco perché è necessario l’occhio esterno.
Fìdati, vale anche per l’esperto. L’occhio esterno facilita l’individuazione del superfluo, rende più semplice liberarsi di tutta quella roba in più che si scrive senza saperlo, con l’intento di non leggere la propria verità e la propria essenza. È come sognare: una messinscena. L’occhio esterno non può essere il proprio, perché non è, per definizione, esterno – tranne quando, se si conosce il mestiere, lo si usa a distanza di tempo e quando questo tempo ha prodotto un cambiamento.
Scrivere è molto utile, e anche molto faticoso.
Qualcosa che ti può cambiare e migliorare la vita non può essere facile. Innanzitutto scrivere ti costringe a star seduto su una sedia per ore a cercare. Quando senti che non hai niente da dire. È per questo che molti desistono; oppure, si fanno aiutare. C’è chi invece ha miliardi di cose da dire, che, fìdati, è come non avere niente da dire. Una slide del corso Research Tools and Presentation Skills (strumenti di ricerca e abilità di presentazione), uno dei corsi che seguii presso l’MPIDR di Rostock, recitava così:
HAVE SOMETHING TO SAY,
SAY IT,
SAY NOTHING ELSE.
È semplice, ma non facile. Scrivere può essere molto utile alla felicità, perché costringe e consente di cercare l’ essenza. Anche la propria. Che paroloni eh. Pensare che questa è una delle cose che faccio nel mio lavoro. Ma ora provo a spiegartelo in modo semplice, più vero possibile.
Scrivere come strumento e come fine.
Io scrivo e faccio in modo che il mio cliente scriva, usando la scrittura come strumento. Scrivere diventa strumento per la ricerca e l’espressione della propria identità, individuale o di gruppo, personale o professionale. Deve servire a cercare e trovare risposte sempre più credibili alla domanda: Chi (diavolo) sono? Scrivere è strumento di ricerca della propria autenticità. Essere autentici non è essere spontanei: la differenza è propria quella tra raccontarsela e Scrivere. Scrivere e cercare a volte fa sentire infelici, fa scoraggiare; ma è proprio questo cercare l’autentico. Tuo figlio, tua moglie, tuo padre; i tuoi colleghi, i tuoi clienti, il tuo capo, la signora allo sportello e il poliziotto, ti crederanno di più quanto più sei vero. Se operi nell’ambito dei servizi alla persona, questa cosa qui la conosci molto bene. È nel tempo che si misura la capacità di essere creduti e scelti, e quindi di sopravvivere professionalmente.
Ecco scrivere e usare la scrittura come mezzo, per aggiungere un pezzo di autenticità all’espressione di sé, è fondamentale per essere creduti. Prima di tutto, da noi stessi. Quella famosa fiducia in sé a cui non dobbiamo rinunciare, credendo che sia persa nei meandri del nostro difficile e complicato vissuto. Si può credere a se stessi se si cerca chi si è, ombra e luce insieme. Scrivere consente a una bella parte della nostra ombra di farsi vedere, per costringerci ad accoglierla e diventare quello che siamo.
Tornando a quello che faccio io, poi, io scrivo e faccio scrivere anche pensando allo scritto come scopo, cioè l’opera scritta è il fine ultimo della scrittura, perché spesso è questo che ci motiva a farlo: creare. Siamo esseri umani perché ci piacciono le storie. Noi siamo noi, così, siamo una specie a sé, perché da quando esistiamo ci raccontiamo storie. Non esisteremmo diversamente. Eppure ancora dobbiamo imparare molto del raccontare storie. Perché spesso ce la raccontiamo, e lì accade che anziché avvicinarci alla verità ce ne allontaniamo. Ecco allora, ci vuole l’occhio esperto, di scrittura e di ricerca.
Scrivere è riscrivere e cercare, sapientemente.
Raccontare storie, alla ricerca della verità anche quando (soprattutto quando!) scriviamo finzione, ci rende la vita sostenibile, ci unisce, ci diverte e placa in noi l’insostenibilità delle domande a cui non troviamo risposte. Scrivere può essere insieme mezzo e fine, per farti evolvere divertendoti, perché, come insegna l’arte del clown, sarà proprio ciò in cui non riesci, a farti ridere, e rideranno anche gli altri, e tu sarai tu come non lo eri mai stato. Ed è così che sarai unico e speciale. Scrivere, e cercare e riscrivere, ti fa imparare a diventare diverso, e così, cambiare addirituttra l’universo[2].
[1] Se si tratta di tuo figlio, quella è un’altra cosa (straordinaria ma un’altra).
[2] Concetto collegato a Due, di Erri De Luca.