Udire

Il silenzio, con i suoi significati e i suoi poteri di scoperta e di ristoro, è sempre più una chimera.

Rumori, rumori ovunque, rumori di macchine e di attività senza interruzione, rumori di luci accese e di gente che parla in continuazione, di televisioni e di video, veri finti verosimili o comici. Rumori in sottofondo, a oscurare il silenzo.

Ma in questo momento storico il silenzio, mi pare stia provando a farsi un po’ di spazio nelle nostre vite. Non sembra anche a te?

Non è detto che lui ci riesca, ma qualcuno di voi l’ha senz’altro intravisto.

 

Che effetto fa?

Certo è che ora, e ancora per un po’ sembra, non ci potremo vedere né toccare. Non potremo vedere molte delle persone che prima potevamo vedere, né abbracciare quelle che di tanto intanto avevamo la fortuna di abbracciare. Parlarci vis à vis. Annusare. Insomma, l’unica cosa che ci resta sembra sia proprio ascoltarci; udirci.

Non solo non ci possiamo toccare, ma anche, quando ci vediamo attraverso lo schermo di un pc o di un cellulare, è evidente che non è la stessa cosa. Non ha niente a che vedere con quando ci incontriamo.

Allora? Che si fa?

 

Il Dialogo nel buio

Mi torna alla memoria un’esperienza fatta a Milano un bel po’ di anni fa all’Istituto dei Ciechi, si chiamava Dialogo nel buio.

L’istituto era, probabilmente lo è ancora, gestito da persone non vedenti; uno di loro mi accompagnò, come d’abitudine con ciascun visitatore, all’ingresso dell’area in cui cominciava il viaggio. L’esperienza è un percorso guidato solo da suoni, in cui si toccano poche cose nel buio più totale e senza benda sugli occhi. Una persona che, come me, non sente tanto bene se privata della vista entra facilmente in condizioni di stress. Il mio accompagnatore, prima di lasciarmi all’ingresso, mi raccomandò una sola semplice regola: non cercare di vedere, dimenticati per questo tempo di avere la vista. Io lo sentii il potere che quella indicazione ebbe su di me. All’epoca sentivo meglio di adesso ma già avevo qualche problema all’udito; poiché mi parve la sola cosa da fare, mi affidai alle parole di quel ragazzo egli stesso non vedente. Smisi di cercare di vedere e cominciai a far esistere il mondo alle mie orecchie. Non ricordo che fine fecero i miei acufeni, ricordo soltanto un viaggio straordinario, portata da quello che udivo e da quello che sentivo. Cominciai a vedere luoghi e cose mai viste prima. Vidi uccelli di varie grandezze e vidi altri animali, vidi piante tropicali, vidi un ponte sopra un ruscello. E vidi tutte queste meraviglie perché le udii come non le avevo udite mai. Il viaggio terminava di fronte all’oceano. Ciò che toccai, che pure avrebbe dovuto facilitare la vista, non aveva nulla a che vedere con i suoni che mi conducevano laggiù.

E sia chiaro che là dentro non c’era nessun oceano e nessun animale.

Credo che questo ricordo così bello mi sia tornato alla mente per suggerirmi di fare di nuovo quella esperienza.

 

Dimenticarsi per questo tempo di avere la vista.

Ho pensato di riprovarci io innanzitutto. Mettere a riposo gli occhi, e udire.

Usare questa occasione, che prima o poi finirà, per dare nuova forza a un senso dimenticato e bistrattato. Quanto rumore nelle nostre vite, quanto inquinamento acustico, quanti suoni e quanta musica di scarsa qualità.

L’udito vuole tornare a essere nostro alleato per esperienze di vita a passo rallentato. Gli vogliamo fare spazio?

Possiamo farlo per noi e possiamo essere guida per gli altri. Per esempio, per i giovani che ci guardano al di là di un pc, se siamo insegnanti o docenti. Raccontiamo loro la Storia, facendogliela udire, facciamo loro chiudere gli occhi e sentire la Matematica e le Scienze, facciamo loro domande che debbano udire, innanzitutto. Chiediamo a loro di farsi domande reciprocamente, di raccontarsi cosa hanno udito nelle domande altrui. Chiediamo loro se hanno visto qualcosa.

Possiamo udire meglio ora, possiamo ri-sentire, anche se non è semplice.

Affinché sia bello, ciascuno deve poter mettere in campo il meglio di sé, i suoi poteri.

 

Curiosità, capacità di amare, amore per la conoscenza, lungimiranza, creatività?

silenceUdiamo cosa ci dice la persona con cui coabitiamo, se c’è, udiamo il mondo dentro le nostre case, il suono delle stoviglie, quello della tv dei vicini, l’abbaiare del cane nel giardino, il rumore del tappo della penna che batte sulla scrivania, quello della lampadina che sta per fulminare. Udiamo il tram, o qualche macchina, passare in strada. Udiamo il fruscio delle lenzuola al mattino, udiamo delle foglie. Udiamo il vento.

E udiamo il silenzio, se arriva.

Se arriverà sarà una benedizione. Il silenzio è un bene rarissimo anche quando pesa come il piombo.

Udiamo l’amico al telefono, che da una vita non ascoltavamo più, non così.

2020-04-08T14:42:17+02:00