Adolescenti. La PIGRIZIA

Sono pigro

Il problema della pigrizia attanaglia genitori insegnanti educatori e in particolar modo quelli più impegnati, quelli che più ci tengono alla realizzazione dei propri ragazzi. Li osservano svogliati, fare il minimo indispensabile. Quando ho la fortuna di incontrare anche il famoso PIGRO (o pigra) di turno, dopo un poco pure lui confesserà: io sono pigro. Ci crede proprio, anche lui (o lei)1. Un adolescente pigro è come una contraddizione nei termini.

 

Cosa si nasconde dietro la pigrizia?

La pigrizia per un giovane di quell’età non esiste, non può esistere. Al di là delle differenze individuali (uno può essere più esuberante, un altro più pacato) resta il fatto che quella è per tutti l’età della vitalità, della creatività massima, della difficoltà della crescita e nello sviluppo. Ma l’atteggiamento del pigro talvolta è innegabile.

Dietro ci possono essere, in ordine di difficoltà:

  • aver rinunciato alla ribellione, cioè aver rinunciato ad affermare le proprie idee con coraggio: dietro c’è energia che si consuma nella sofferenza
  • non sapere cosa fare della propria vita, non capire chi si è e cosa si vuole (fonte di sofferenza)
  • essere estremamente creativi e ingegnosi, capaci, fare tutto velocemente, e quindi essere poi stesi sul divano a far niente; in altre parole quelli lì non sono sufficientemente ispirati e stimolati dai loro maestri, oppure stanno riposando! (Chiedilo a un atleta professionista che sale le scale in ascensore)
  • il bisogno di annoiarsi: se non glielo concediamo, finiscono come gran parte degli adulti, incapaci di fare spazio tra le cose, di godersele, di avere il tempo del fare e il tempo del contemplare. La noia è grande creatrice di idee, è il momento della riflessione sul fatto e sul da farsi. È necessaria soprattutto per bambini e adolescenti.

Comprendere in che circostanza si è non è sempre semplice. I giovani spesso non hanno voglia di parlare, o non sanno come cercare e trovare le parole. Si stanno cercando; noi possiamo facilitargli l’impresa.

 

Come fare?

Innanzitutto, accettare. Rinunciare a cambiare quella pigrizia a tutti i costi. Accoglierla, osservarla, ascoltarla, farle compagnia. Non sto dicendo di assecondare i ragazzi nel non andare a scuola, nel non aiutare nelle faccende domestiche, etc: ci sono delle attività che vanno fatte, punto. Gli adulti hanno questo arduo compito di essere direttivi e insieme esercitare una leadership positiva. È un compito difficilissimo. Come quello dei manager.

Quindi:

  • deve essere chiaro loro ciò che sono chiamati a fare: la giovinezza è l’età in cui la creatività impara a convivere con la discliplina, è lì che si gioca la partita per non rinunciare per sempre a una delle due;
  • è possibile dare loro la possibilità di esprimere quella pigrizia e capire cosa nasconde.

Osservarli, ascoltarli, ascoltarsi. Cercare ciò che sono mentre si osserva ciò che fanno e che non fanno. Sentire insieme a loro quello stato di apparente nichilismo.

Affiancarli in questa ricerca è possibile, per l’adulto, solo se la ricerca la fa un po’ pure l’adulto.

Dare l’esempio è sempre una buona strada. La più difficile ma anche la più duratura. E se si fallisce, quello è l’esempio più importante: i giovani devono poter imparare che nella vita si può anche fallire. Perché non è il risultato che ci realizza, ma la forza che abbiamo impiegato per raggiugerlo. Così, poi, si potrà anche vincere.

 

Leggi anche Adolescenti. La SOFFERENZA.

 

1 Come ho più volte specificato nei miei articoli, parlo per brevità al maschile perché così è la nostra lingua.

2020-11-24T21:48:37+01:00