Il sé che dice e il sé che fa: migliorare la relazione tra i due sé
The Inner Game of Tennis, WT Gallwey, cap. 2.
Il segreto per migliorare le proprie prestazioni sportive, e per far meglio qualunque cosa – scrive Gallwey – risiede nel miglioramento del rapporto tra i due Sé:
- il Sé Dicente (il Sé consapevole che dice cosa fare)
- e il Sé Agente (il Sé incosciente che agisce, che fa).
Ma chi sono questi due? E cosa vuol dire migliorare il loro rapporto?
Ciascuno di noi talvolta sa cosa vuole fare: il proprio Sé Dicente dice al Sé Agente “Fai questo”; il problema è: ma poi, glielo lascia fare? Oppure continua a fare lui?
Gallwey scrive che quando ci si dice delle cose (per esempio, un tennista si dice: “Forza, ora devi mettercela tutta!”) vuol dire che devono necessariamente esistere due entità interiori, altrimenti la conversazione non potrebbe avere luogo! C’è quindi un Sé che dà istruzioni, e un altro Sé esegue le istruzioni… ma vanno d’accordo? Si capiscono? E soprattutto, sono liberi?
C’è un momento per pensare e un momento per agire, insomma. Credere di fare col pensare è impossibile, oltre che fallimentare.
Pensare condiziona il fare
Se è vero che chi agisce è questo sé agente, è anche vero che il pensare (il linguaggio) condiziona estremamente l’esito del fare. Le neuroscienze oggi lo confermano: quello che diciamo, o che ci diciamo anche in termini di dialogo interno, produce una chimica e un condizionamento corporeo tale da modificare più o meno positivamente l’esito del nostro fare.
Attenti a quei due insomma: prima di lasciar fare, il pensare deve pensare bene.