FLOW: the secret to happiness
TED TALK di Mihaly Csikszentmihalyi.
Mihaly Czikszentmihalyi è uno psicologo ungherese emigrato negli USA, autore di studi sulla felicità e sulla creatività. Egli si chiede Cos’è che fa di una vita tale che valga la pena di essere vissuta? Nulla come il denaro può farci felici; egli guarda a coloro che trovano un senso di soddisfazione durevole in attività che portano ad uno stato di flow.
Cos’è che rende una vita tale che valga la pena di essere vissuta.
Sbobinatura e traduzione a cura di Laura Leone.
Sono cresciuto in Europa e la seconda guerra mondiale è arrivata quando avevo tra i 7 e i 10 anni.
Ho notato come pochi degli adulti che conoscevo
riuscissero a sopportare la tragedia che li aveva colpiti,
come solo le vite di pochissimi potessero minimamente somigliare a una vita felice e soddisfacente
una volta che il loro lavoro, le case, la loro sicurezza, fossero state distrutte dalla guerra.
Così, cominciai a chiedermi cosa potesse contribuire a una vita che valga la pena di essere vissuta.
Ho provato, da ragazzo, da adolescente, a leggere la filosofia, a interessarmi all’arte, alla religione, e a molti altri ambiti che credevo potessero costituire delle risposte a quelle domande,
finché non ho incontrato la psicologia.
In effetti [l’ho incontrata] per puro caso: ero a Zurigo in una località sciistica ma non avevo i soldi per divertirmi perché la neve era sciolta e non avevo soldi per andare al cinema, ma avevo letto sul quotidiano che qualcuno teneva una conferenza da qualche parte nel centro di Zurigo,
una conferenza sui dischi volanti, e la conferenza era gratis, allora mi son detto: visto che non ho i soldi per il cinema almeno andrò a sentire questo tipo che parla di dischi volanti, gratis…
E il tipo che teneva la conferenza quella sera fu molto interessante,
in effetti anziché parlare di piccoli ometti verdi parlò di
come la psiche dei popoli europei era stata traumatizzata dalla guerra e del fatto che stavano progettando [la costuzione di] dischi da mandare in cielo;
il tipo spiegava di come i mandala delle antiche religioni indu erano proiettati in cielo come tentativo per riguadagnare un senso di ordine dopo il caos delle guerre;
quello mi era sembrato molto interessante, così dopo quella lezione cominciai a leggere i suoi libri.
E il soggetto in questione era Carl Jung [tutti ridono] del quale non avevo idea di chi fosse e neanche del suo lavoro prima di allora.
- Alla fine venni in questo paese per studiare psicologia, col tentantivo di comprendere le radici della felicità.
- [diapositiva min. 3.20:
- Has economic growth advanced human morale? – La crescita economica ha migliorato l’umore?
- X: tempo;
- Y1: reddito personale in dollari americani;
- Y2:percentuale di persone felici.]
- Ecco è un tipico risultato che in molti hanno presentato;
- ci sono molti modi diversi per mostrarlo,
- questo, nello specifico, evidenzia come il 30% circa del totale della popolazione intevistata negli Stati Uniti a partire dal 1956 dichiari che la propria vita è una vita molto felice;
- come si può vedere questo risultato non è cambiato per nulla nei quarant’anni successivi, nonostante che il reddito individuale sia più che raddoppiato (quasi triplicato) nel corso del periodo considerato (’56-’98) – su una scala tenuta costante per adattarla ai tassi di inflazione.
- Fondamentalmente si trovano sempre gli stessi risultati e cioè: a partire da un punto base (che corrisponde suppergiù a poche migliaia di dollari al di sopra del livello minimo di povertà) l’incremento di benessere materiale non incide per nulla sulla felicità delle persone.
- Si può trovare come, mentre la mancanza di risorse materiali è causa di infelicità, un incremento di risorse materiali non contribuisce ad aumentare la felicità.
- Perciò, dopo aver scoperto queste cose che corrispondono anche alla mia personale esperienza, la mia ricerca è stata focalizzata più sullo scoprire dove, IN CHE MODO, nella vita di tutti i giorni, nelle nostre esperienze di vita normali, ci sentiamo veramente felici.
- Ho cominciato 40 anni fa a volgere la mia attenzione alle persone creative, agli artisti, agli scienziati, e così via,
- cercando di capire cos’è che faceva sentire loro che valeva la pena
- trascorrere la propria vita a fare cose per le quali molti di loro non si aspettavano fama o fortuna, a fare cose che facevano della loro vita una vita piena di senso, una vita che valesse la pena vivere.
- [diapositiva min. 5:31:
- Flow in composing music: You are in an ecstatic state to such a point that you feel as though you almost don’t exist. I have experienced this time and again. My hand seems devoid of myself, and I have nothing to do with what is happening. I just sit there watching it in a state of awe and wanderment. And the music just flows out of itself.]
- Questo era uno dei più importanti compositori americani degli anni 70. L’intervista era lunga 40 pagine, ma questo piccolo estratto ben riassume ciò che egli disse durante l’intervista:
- è descritto qui come si sentiva quando il componimento andava per il verso giusto.
- Egli comincia descrivendo lo stato di estasi.
- Estasi in greco vuol dire semplicemente “stare a lato di qualcosa”, e ciò è diventato l’analogia per quello stato mentale in cui ti senti che non stai facendo le tue quotidiane attività di routine.
- Quindi, estasi è essenzialmente come entrare in una realtà alternativa
- ed è interessante, se ci riflettete: quando pensiamo a quelle culture che consideriamo i pinnacoli della civilizzazione
- (che sia la Cina, o la Grecia, la civiltà Indu, i Maya, gli egiziani etc)
- quello che sappiamo di loro è ciò che sappiamo riguardo l’estasi e non riguardo la loro vita di tutti i giorni:
- sappiamo dei templi che hanno costruito dove le persone potevano recarsi per vivere diversi stati di realtà; sappiamo dei circhi, dei teatri, delle arene, etc.
- Questo è ciò che ci resta di queste civiltà e quelli erano i luoghi in cui le persone andavano per fare esperienze di vita in una forma più concentrata e più ordinata.
- Quest’uomo [il musicista] ad esempio non ha bisogno di andare in un luogo come questo in cui siamo noi; anche questa arena costruita come un piccolo anfiteatro greco è un posto di estasi: noi stiamo partecipando a una realtà che è diversa dalla realtà di tutti i giorni alla quale siamo abituati,
- dicevo, egli non ha bisogno di recarsi in un posto come questo, egli ha bisogno solo di un piccolo pezzo di carta dove può buttare giù piccoli segni,
- e mentre lo fa egli può immaginare suoni che non sono mai esistiti prima di allora in quella particolare combinazione;
- quando arriva al punto di comporre una nuova realtà, ecco quello è un momento di estasi, egli entra in quella realtà diversa.
- Egli dice che questa esperienza è così intensa che si sente come se non esistesse. Ciò può sembrare una specie di esagerazione romantica,
- ma in effetti il nostro sistema nervoso non è capace di processare più di circa 110 bits di informazioni al secondo:
- per ascoltare me e capire ciò che vi dico, voi avete bisogno di processare 60 bit al secondo,
- ecco perché non potete ascoltare e comprendere più di due persone che vi parlano allo stesso momento.
- Quando ci si trova in un processo di creazione di qualcosa di nuovo così talmente coinvolgente non resta più altra capacità di attenzione,
- ed è ciò che accade a quest’uomo: egli non ha altra attezione da prestare a come si sente il suo corpo, ai problemi a casa, non sente perfino se ha fame, o se è stanco,
- il suo corpo scompare, la sua identità scompare dalla sua coscienza perché non gli rimane altra attenzione (come a nessuno di noi), non ha attenzione per fare molto bene qualcosa che richiede tantissima concentrazione e allo stesso tempo per sentire che esiste.
- Quindi l’esistenza è temporaneamente sospesa.
- Egli dice che le sue mani sembrano muoversi da sole;
- ora io potrei guardare la mia mano per due settimane di fila e non mi meraviglierei perché non sono capace di comporre musica. Quindi ciò che intende qui [nella slide], ma anche in altre parti dell’intervista, è che
- è ovvio che questo processo automatico e spontaneo che egli descrive può accadere solo a chi è molto ben allenato e che ha sviluppato molto bene una tecnica.
- Ed è diventato una specie di verità lapalissiana nella ricerca sulla creatività che non è possibile creare nulla se non si sono trascorsi almeno 10 anni immersi nella conoscenza tecnica di un particolare campo di studi,
- che sia matematica, o musica,
- ci vogliono 10 anni per essere in grado di cominciare a cambiare qualcosa in modo che sia meglio di ciò che c’era prima.
- Quando ciò accade, egli dice che la musica fluisce, esce fuori;
- dal momento che così tante persone intervistate (questa è un’itervista di oltre trent’anno fa)
- così tante persone descrivono questo stato come un flusso spontaneo,
- io ho deciso di chiamare questo tipo di esperienza un’ESPERIENZA di FLOW.
- E accade in diversi reami.
- [diapositiva min. 11.11:
- FLOW in POETRY… It’s like opening a door that’s floating in the middle of nowhere and all you have to do is go and turn the handle and open it and let yourself sink into it. You can’t particularly forse yourself throught it. You just have to float. If there’s any gravitational pull, it’s from the outside world trying to keep you back from the door.]
- Per esempio un poeta descrive qui (questo è stato fatto da uno dei miei studenti che ha intervistato alcuni tra i più importanti scrittori e poeti degli Stati Uniti) la stessa sensazione spontanea e senza sforzo che ottiene quando entra in questo stato di estasi.
- Questo poeta lo decrive come aprire una porta che galleggia su nel cielo,
- una descrizione molto simile a quella di Albert Einstein quando immaginava le forze della relatività quando era in difficoltà per capire come funzionava.
- Accade anche in altre attività; per esempio questo è un altro dei miei studenti, Susan Jackson dall’Australia, che ha lavorato con alcuni dei maggiori atleti del mondo,
- si può vedere in questa descrizione del pattinaggio olimpico la stessa descrizione essenziale della fenomelogolia dello stato interiore di una persona che non pensi neanche di andare in modo automatico quando unisce se stessa alla musica diventando un tutt’uno.
- E così via.
- [diapositiva min. 11.57:
- Flow in Figure Skating… It was just one of those programs that clicked. I mean everything went right, everything felt good… It’s just such a rush, like you feel it could go on and on and on, like you don’t want to stop because it’s going so well. It’s almost as though you don’t have to think, it’s like everything goes automatically without thinking… it’s like you’re on automatic pilot, so you don’t have any thoughts. You hear the music but you’re not aware that you’re hearing it, because it’s a part of if at all.]
- Ciò che accade in effetti anche ne[i casi de]l libro più recente che ho scritto intitolato “Good Business” in cui ho intervistato alcuni tra i più stimati membri della CEO [amministratori delegati di grandi società], nominati dai propri colleghi per il loro senso etico e il loro grado di responsabilità sociale.
- Potete vedere come queste persone trovano il successo come qualcosa che aiuta gli altri e che allo stesso tempo fa sentire felice nello svolgere il proprio lavoro.
- Come dice ciascuno dei membri più stimati e responsabili del CEO, non si può avere una sola di queste cose per essere una persona di successo, se si vuole un lavoro che abbia sinificato, un lavoro di successo.
- [diapositiva min. 13.05:
- Look for your passion. What makes you excited? What turns you on? … Go towards companies that you really like, really admire… What do you admire about them? Spend if you can an internship ther, or just knock on the door and say: ‘Hey, can I work here for cheap?’… find organizations that move your spirit if you can. Work along side them… And have fun. There’s so much fun to be had… When you spend 95% of your life in a work environment, it can’t be dour.]
- Anita Roddick, sempre del gruppo CEO che abbiamo intervistato, fondatrice del The Body Shop (una sorta di azienda “regina” tra quelle di cosmesi naturale) parla di una specie di passione che viene facendo del proprio meglio, e lo stato di flow si prova proprio facendo il proprio lavoro.
- [diapositiva min.12.38:
- The first ‘Purposes of Incorporation’ of Sorry.To establish a place of work where engineers can feel the joy of technological innovation, be aware of their mission to society, and work to their heart’s content.]
- Questa è una citazione interessante di Masaru Ibuka che a quei tempi iniziava la sua carriera senza soldi e senza frutti, non avevano risultati a quei tempi ma avevano un’idea,
- e l’idea era “costituire un luogo di lavoro in cui gli ingegneri potessero sentire la gioia dell’innovazione tecnologica, essere consapevoli della loro missione nella società e lavorare per la felicità del proprio cuore”.
- Credo che non si possa trovare un modo migliore per definire come il flow entri nell’ambiente di lavoro.
- Nel codurre studi con gli altri colleghi in tutto il mondo
- (uno studio condotto su oltre 8 mila persone, dai monici dominicani, alle suore non vedenti, agli scalatori dell’Himalaya, ai pastori del Navaho, persone che godevano del proprio lavoro),
- a prescindere dalla cultura e dall’istruzione, o da altri fattori,
- sembra che queste sette condizioni coesistano quando una persona è in uno stato di flow:
- [diapositiva min. 14.30:
- 1. Completely involved in what we are doing – focused, concentrated.
- 2. A senso of ecstasy – of being outside everyday reality.
- 3. Great inner clarity – knowing what needs to be done, and how well we are doing.
- 4. Knowing that the activity is doable – that our skills are adequate to the task.
- 5. A senso of serenity – no worries about oneself, and feeling of growing beyond the boundaries of the ego.
- 6.Timelessness – throughly focused on the present, hours seem to pass by in minutes.
- 7. Intrinsic motivation – whatever produces flow bcomes its own reward.]
- c’è questa focalizzazione, che quando diventa intensa porta a un senso di estasi, a un senso di chiarezza; si sa perfettamente cosa si vuole fare da un momento all’atro; si ottengono dei feedback immediati; si sa che quello che si deve fare è fattibile nonostante le difficoltà; e il senso deltempo scompare: ci si dimentica di se stessi e ci si sente parte di qualcosa più grande.
- Una volta che queste condizioni sono soddisfatte, quello che si sta facendo diventa tale che vale la pena farlo solo per il gusto di farlo.
- [diapositiva min. 15.25: diagramma cartesiano FLOW.
- X: competenze; Y: sfida.]
- Nei nostri studi rappresentiamo la vita quotidiana delle persone in questo semplice schema
- e la misurazione è molto precisa perché abbiamo dato alle persone delle pagine elettroniche che si attivano dieci volte al giorno e tutte le volte che si attivano la persona dice cosa sta facendo, cosa prova, dov’è, cosa sta pensando, e via dicendo.
- Le due cose che misuriamo sono l’ammontare di sfida che l’individuo sta vivendo in quel momento e l’ammontare di compentenze che la persona sente di avere in quel momento.
- Quindi per ciascun individuo possiamo stabilire un valore medio (che è il centro del diagramma) che sarebbe il livello medio di compentenza e di sfida di quello specifico individuo,
- che può essere diverso per ciascuno individuo, ma costituisce una sorta di set point (nel centro del diagramma).
- Se conosciamo il significato di quel set point per ciascuno, possiamo prevedere piuttosto accuratamente quando si verifica uno stato di flow,
- e cioè quando il livello di sfida è più alto della media e il livello delle competenze è più alto della media.
- È probabile che ogni persona si trovi a fare cose molto diverse dalle altre [quando è in uno stato di flow],
- ma sappiamo che per ciascuno quel canale di flow, (quell’area nello schema) si verificherà quando starà facendo qualcosa che davvero gli piace fare,
- per esempio suonare il piano, o essere col miglior amico, o forse lavorare, se il lavoro è la fonte di flow per quel soggetto.
- Le altre aree diventano poi sempre meno positive.
- AROUSAL [area di stimolo, incitamento] va ancora bene, perché si è messi altamente alla prova, mentre le competenze non sono sufficienti, non sono elevante come dovrebbero, ma è possibile passare all’area di flow facilmente, incrementando un po’ le competenze;
- quindi arousal è l’area dalla quale gran parte delle persone posso apprendere perché sono spinte oltre la zona di comfort e per entrare nella zona di flow esse sono portate ad apprendere nuovi skills.
- Anche CONTROL [area di controllo] è un buon luogo in cui stare perché lì ci si sente comodi, ma non molto stimolati o sfidati,
- per entrare nello stato di flow dall’area di controllo occorre accrescere il livello di sfida.
- In definitiva queste [AROUSAL e CONTROL] sono le due aree ideali e complementari e dalle quali accedere allo stato di flow.
- Le altre combinazioni di sfida e competenze diventano progressivamente meno ottimali; RELAXATION [area di rilassamento] è ok, ci si sente ancora bene,
- BOREDOM [area di noia] comincia a essere sfavorevole; l’apatia diventa infine molto negativa: si sente che non si sta facendo niente, non si utilizzano le proprie competenze, non c’è sfida.
- Sfortunatamente, molte persone sperimentano un senso di apatia molto facilmente.
- Ciò che contribuisce maggiormente all’apatia è a guardare tante lore la tv, oppure, la successiva, è starsene seduti sulla toilet in bagno;
- anche se talvolta guardare la televisione – dal 7 all’8% delle volte – accade in uno stato di flow, ma ciò si verifica quando si sceglie un programma che davvero si
- vuole guardare e se ne ottengono dei riscontri immediati.
- La domanda a cui cerchiamo di rispondere è come far si che una parte sempre maggione della vita di tutti i giorni possa entrare nel canale del FLOW, e questa è in qualche modo la nostra sfida, è ciò che stiamo cercando di capire.
- Molti di voi probabilmente già sanno come fare e lo fanno in maniera spontanea senza nessun consiglio,
- ma sfrotunamente per molti altri non è così.
- Ed ecco qual è il nostro mandato, ciò che ci imponiamo di fare.
- Grazie.