“Rispetta sempre la distanza sociale”

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“Rispetta sempre la distanza sociale”

Recitano così i cartelli disseminati nelle nostre stazioni e nei nostri treni, immagino già da un po’ di tempo ma io era da un po’ che non andavo in stazione e non prendevo un treno.

 

Campagne di distanziamento sociale

Il fatto che nel nostro Paese abbiano fatto una campagna di distanziamento sociale mi fa male, perché mai come nei momenti di difficoltà si ha bisogno di vicinanza sociale. Se ti stai chiedendo se lo hanno fatto anche in altri Paesi la risposta è sì, ma qui la questione non è chi è più bravo e chi è più intelligente. Anzi la questione è proprio capire se ci sono contesti, governi, aziende, scuole, centri culturali o famiglie, che si chiedono il perché delle cose, come fare bene le cose per quel perché. E i rischi che si corrono nel non farlo.

 

Un dialogo di uno a più. La comunicazione di massa quando c’è una crisi sanitaria

Quella che può sembrare una questione puramente dialettica, linguistica, è anche profondamente sostanziale. Se in un dialogo a due, in una relazione di coppia, una coppia affettiva di qualunque tipo, le parole si possono sbagliare aggiustare chiarire sostituire evolvere o addirittura significare la cosa per l’altra, in una campagna di comunicazione di uno a più, di un potere (che deve proteggere) verso una massa di utenti (che devono a loro volta comprendere chiaramente ed essere protetti e a loro volta proteggere), sbagliare parola è grave.

Non solo io, che amo la lingua e che la utilizzo con cura per creare significato o per trovarlo, ma anche tutti quei miei colleghi esperti di PNL, quale io non sono, dovrebbero insorgere e ribellarsi, perché se è vero che esiste un metodo attraverso cui le parole possono cambiare i pensieri, c’è da chiedersi come cambierà la mente di un cittadino di ogni età che legge e continuerà a leggere dappertutto rispetta sempre la distanza sociale (non bisogna parlarsi? familiarizzare? meglio essere asociali? meglio non cercare e nutrire l’affetto degli altri?…). Sociale, anche senza conoscere a menadito il dizionario etimologico, è una parola radicata profondamente nelle nostre menti, è una parola antica quanto l’uomo, è l’Umano, è ciò che ci ha salvati come specie. Sociale è nel tuo socio d’affari, sociale è nell’assistenza, sociale è nello scambio tra adolescenti, sociale è appartenere.

 

Il distanziamento fisico è sano, consente di essere vicini, di aiutarsi e di volersi bene

 

Quello che deve essere un distanziamento fisico, e che anche in condizioni di normalità può costituire rispetto, non invadenza, igiene e prevenzione, distanziamento fisico in cui la cura la compassione il rispetto e perfino l’amore per l’altro possono essere mantenuti e potenziati, diventa un distanziamento sociale, se diventa “ho paura di te, di chiunque, sono solo” porta alla solitudine. Di solitudine si muore pure.

Questa superficialità mi fa male. E questa riflessione è un sollievo, piccolo per me, nella speranza che chi legge possa fare lo sforzo di comprendere il senso clinico e logico di questo distanziamento, che vuole e deve essere soltanto fisico.

2020-07-13T12:26:32+02:00