Ostacoli

I 300 a ostacoli su pista

Quando correvo su pista (ho cominciato che avevo dodici anni) appena ho visto gli ostacoli me ne sono innamorata.
Ora a rileggere queste righe suona così strano, così simbolico anche a me stessa.
Dissi al mio allenatore (si chiamava Nicola) che volevo fare quelle gare lì; lui mi prese in parola e alla stagione successiva di gare in pista mi iscrisse ai 300 ostacoli – il giro per la categoria cadetti era un po’ meno di un giro di pista.

La prima volta che fai il giro a ostacoli non lo sai, che a un certo punto ti si inchioderanno le gambe, non sai che non solo le gambe non riusciranno a correre, figuriamoci a superare l’ostacolo.
Al penultimo (ai cento metri) lo beccai in pieno e caddi a terra, su quel tartan che non ti scortica soltanto,  ti brucia. Era la mia prima gara a ostacoli. Non ricordo di aver pensato; mi rialzai, saltai l’ultimo ostacolo, tagliai il traguardo (sorvolo sui tempi ?).
Mi è tornato in mente. Sono grata alla mia mente per questo ricordo: è simbolico del talento umanista che alleno da sempre ma che ora ha preso una direzione specifica.
Ecco, tra le altre cose, di cosa si tratta, il talento umanista, la resilienza: rialzarsi dopo aver incontrato un ostacolo, nonostante tutto, rimboccarsi le maniche e ripartire. ‪#‎talentoumanista‬ ‪#‎ostacoli‬ #resilienza

 

2016-09-17T23:40:42+02:00