Adolescenti. SBAGLIARE.

Non va bene!

Ce lo possiamo dire. È veramente difficile accettare gli errori degli altri. Ma anche i propri, soprattutto per chi ama le cose fatte bene.
L’altra faccia della medaglia, della difficoltà ad accettare gli errori, è l’amore per l’eccellenza, una potenzialità che, come tutti i punti di forza del carattere, quando allenata realizza e dà felicità. L’amore per l’eccellenza è di chi si sente elevato quando vede qualcosa di straordinario, è di colui/lei che ricerca nella vita quotidiana l’arte e l’ingegno in tutte le cose. Allenarla, oltre che possederla, farà la differenza.

Come è stato già scritto in diversi articoli dedicati agli adolescenti, l’allenamento delle potenzialità in adolescenza facilita la scoperta di sé e fortifica. È un atto innanzitutto di prevenzione per ciò che nell’età adulta è più complicato da rivedere, sistemare o riscoprire.

Perché è importante saper accogliere e riconoscere gli errori degli adolescenti?

Cinque spunti, per l’adulto e per l’adolescente.

0. La premessa necessaria è sempre la seguente: le potenzialità, quando sono allenate, produco bene e benessere. Non accettare l’errore non vuol dire non avere una grande tensione all’eccellenza, può voler dire averla potenziale e non averla allenata. In altri termini non saperla gestire, come per esempio ho spiegato parlando della sensibilità. Vale lo stesso per tutte le altre potenzialità.

1. I giovani devono poter sbagliare perché è ciò che permette loro di apprendere profondamente. Sbagliando si impara, recitava il detto; sì, ma solo se l’errore viene restituito in modo non giudicante. È necessario che gli adolescenti sbaglino perché consente loro di sentire ciò che è bene per loro stessi, quali sono i loro limiti, qual è la misura delle cose. Sbagliare con gli altri consente loro di sviluppare l’empatia.

2. L’adulto fa fatica. Si ritrova spesso nel tentativo di prevenirlo, l’errore, o nell’illusione di poterlo impedire. Quando un adolescente sbaglia spesso infastidisce, a volte arriva fino a essere irritante per l’adulto. Altre volte provoca sofferenza, per amore di una eccellenza che magari anche l’adulto possiede e ha bisogno di allenare; oppure, “semplicemente” per amore (la capacità di amare è un’altra potenzialità il cui allenamento è tutt’altro che scontato). Un adulto che conosce se stesso fa meno fatica.

3. Cosa accade quando l’adulto manifesta un disappunto di fronte a un 4 in matematica, di fronte a una competizione sportiva persa, di fronte a un gesto poco gentile che l’allievo ha agito con il suo compagno? Il ragazzo, se già soffre per quel fallimento o per quella sofferenza inflitta all’altro, apprenderà dall’adulto che è sbagliato sbagliare. Ricordiamoci che anche chi sembra non soffrirne non sta bene. Il più bullo dei bulli nasconde paura e disagio; spesso ha una incapacità a soffrire, che è peggio della sofferenza.

Quindi non sto dicendo che l’errore non deve essere considerato o ammonito. L’errore si può e si deve restituire, soprattutto se ha provocato disagio in un altro. Fare domande, accompagnare l’adolescente nella consapevolezza, talvolta anche cercare figure professionali specifcihe di supporto. Se si perdono le staffe allora si deve poter dire ecco, pure io ho commesso un errore con te. Gli adolescenti apprendono dall’adulto che si può sbagliare e che si può imparare dall’errore.

4. Esistono due tipi di fallimento. Il fallimento all’arrivo è fondamentale e sano per crescere e ottenere opere eccellenti. Se mostriamo costantemente il nostro disappunto i giovani apprendono che è sbagliato fallire e cominciano a mettere in atto un fallimento diverso e pericoloso: il fallimento in partenza. Cioè: non ci provano più. Se ci provano, lo fanno dicendo a loro stessi “tanto fallirò”. Non ci provano davvero. Fare, sentendo di fallire sin dal principio, è quasi peggio di non fare. È una ricerca di fallimento. Le neuroscienze ci confermano quanto i risultati siano condizionati da questo sentire e da questo dirsi “non ce la farò mai”.

5. Sostenere il fallimento non è semplice. Il tema si ricollega con quello del sostegno alla sofferenza già discusso in un articolo di questo diario di viaggio. Rifacendoci alla capacità di amare, come punto di forza del carattere che realizza, possiamo dire che allenarla, a supporto del giovane, può voler dire alcune cose:

  • fallire, fare una cosa sbagliata, non vuol dire essere sbagliati. Se non ci piace o non sopportiamo ciò che l’adolescente fa (spesso cose orrende, lo sappiamo!), se vogliamo sostenere la sua eccellenza e farlo diventare bravo, concentriamoci su ciò che è, di bello e di buono, che faciliterà l’emergere di un fare altrettanto virtuoso, anche nell’errore;
  •  ognuno può riuscire a sostenere gli errori usando una propria potenzialità, non necessariamente quelle ipotizzate in questo articolo. Curiosità, capacità di perdonare, intelligenza sociale, ironia? Ne abbiamo diverse a disposizione: quella dell’adulto che affianca l’adolescente sarà quella adatta;
  • imparare ad amare anche i fallimenti dei ragazzi che affianchiamo e supportiamo, avere una piena fiducia che quei fallimenti porteranno a successi più solidi e duraturi.

 

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Te lo ricordi quando ci si faceva male da bambini e i genitori dicevano ora ti do le altre!? Ricordarlo, da adulti, può voler dire accogliere quell’errore del genitore. Solo così si può scegliere di comunicare un modo nuovo il dispiacere del fallimento dei nostri allievi, dei nostri atleti, di un figlio, perché la loro sofferenza è anche la nostra. Facciamogli sentire che va bene: quel fallimento deve insegnarci qualcosa su come potremo fare meglio la prossima volta. Saper accogliere il fallimento è il vero successo dell’essere umano.

2020-07-18T13:54:12+02:00