<<No!>>
Tuo figlio (o tua figlia) è un tremendo ribelle? Sei fortunato.
Quell’allievo o quella allieva lì sono irriducibili? Anche tu, maestro, sei fortunato.
Vivere la ribellione dell’adolescente in 5 (s)punti (riflessioni per l’adulto)
1. I ribelli sono futuri uomini e donne coraggiosi/e
Hai a che fare con uno dei pochi esemplari di adolescenti rimasti che si ribellano, che ci riescono, che hanno il CORAGGIO di fare ciò che un giovane deve fare: rifiutare il mondo che in cui si trova per cercare il proprio.
Sono pochi oggi che lo fanno, che si misurano con l’affermazione dei propri principi, giusti o sbagliati che siano, che hanno il coraggio di affermare il proprio valore attraverso i propri valori, ribellarsi ai poteri e agli equilibri esistenti per affermare ciò in cui credono fortemente; contrastare le forze esistenti, in una parola: ribellarsi.
Io lo capisco che non è facile, sì: è estremamente faticoso avere a che fare con loro. Soprattutto quando i valori, i principi, le regole che cerchiamo di trasmettere loro ci sembrano assolutamente sagge e sensate. Ma non è di questo che parliamo qui, non di quanto sia giusto, ma di quanto sia utile, farli ribellare.
Gestire la loro ribellione senza soffocarla è un atto non solo estremamente utile ma assolutamente necessario.
2. La ribellione sostiene la generazione dell’autonomia e dell’identità
La seconda riflessione con cui voglio tranquillizzare chi mi legge è che la ribellione va sostenuta non perché ciò che l’adolescente afferma sia necessariamente giusto o corretto, ma perché sta esprimendo un coraggio e una onestà che viceversa potrebbero sopirsi e non emergere mai più.
Quel coraggio e quella onestà sono necessari per la costituzione della tanto desiderata AUTONOMIA.
Non soffocate la ribellione, accoglietela, e sì gestitela, se vogliamo, sopportatela. Non solo perché è una delle forze in via di estinzione a disposizione dei giovani ma perché in essa c’è il bisogno evolutivo centrale delle età dell’adolescenza: quello di essere riconosciuti. Come ci si fa riconoscere se non opponendosi a ciò che è comune! Facilitare la soddisfazione di quel bisogno vuol dire preparare il terreno per la definizione di una identità propria, scelta, voluta, tutta da vivere.
3. Indipendenza e autonomia sono due cose diverse
L’autonomia è ciò che diciamo sempre di volere dai ragazzi. Ma di cosa parliamo?
Spesso si parla erroneamente di indipendenza, un altro falso mito (come quello dei vent’anni), quando invece si vuole intendere l’autonomia.
Un conto è guadagnarsi l’indipendenza economica, un conto è illudersi di diventare indipendenti e cioè non dipendere da nessuno. Siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri. Per le conoscenze, le competenze, il supporto, l’affettività. Da soli non andiamo da nessuna parte. Diverso è favorire nei giovani l’autonomia e cioè la capacità di pensare con la propria testa. I ribelli stanno facendo proprio quello, ed è ciò che da adulti li proteggerà dai condizionamenti e dalle manipolazioni, oggi così potenti in una società non più così libera.
4. Cos’è in fondo la creatività
Si parla tanto di creatività ma poi il pensiero va al liceo artistico e alla sua presunta inutilità. Come farai a vivere d’arte figlio mio? pensa anche il più aperto e illuminato genitore. Ma questo è un salto che ignora ciò che di fondamentale c’è nel mezzo: creatività e ingegnosità, prima ancora di diventare fondamento per l’artista, sono abilità dell’essere e strumenti del fare alla base della propria autonomia di pensiero. Essere creativi vuol dire innanzitutto concepire idee, collegamenti tra i pensieri, mappe mentali; vuol dire pensare in modo autentico, pensare con la propria testa.
La creatività viede distrutta nei banchi di scuola ogni qualvolta l’apprendimento non passa attraverso un approccio maieutico ma nel solo trasferimento di nozioni da un predicatore a un uditore.
5. La ribellione per una scoperta autentica dell’Etica
Dico sei fortunato se hai un ribelle in casa, o in classe, perché in un’epoca che cambia così velocemente, credere fortemente in qualcosa e battersi per ciò in cui si crede è un bene sempre più raro.
Come ho già detto a proposito delle fissazioni, gli adolescenti vivono le illusioni e le disillusioni passando da una fissazione al’altra ma è in questa danza che trovano riconoscono e determinano i loro valori etici.
Avere il coraggio di ribellarsi può voler dire per esempio difendere un compagno bullizzato o denunciare un atto di razzismo, mettere in atto azioni per il bene comune che prevedono grande coraggio e distruggere omertà e indifferenza. In ultima istanza, mettere alla prova i valori familiari per poi riconfermarli e crederci profondamente. Bisogna fare il giro (il viaggio di Ulisse, di Siddharta, il viaggio) per scoprire ciò da cui si è partiti in primo luogo.
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Un ribelle non sostenuto diventa un rinunciatario (cit. Stanchieri L.). Un giovane o adulto rinunciatario ha rinunciato alla ricerca della sua felicità, realizzazione, è convinto di non valere niente, che non c’è spazio per lui/lei. Si è già buttato la vita alle spalle. Gestire la forza del ribelle è prevenire la fragilità e la convinzione di sconfitta di chi ha abbandato il campo, e ha rinunciato.
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