Quando si incontra un figlio

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I figli si amano da subito. Ma quand’è che li si incontra veramente?

La nascita è un momento speciale, è la data di cui ci si ricorda, che si festeggia e celebra.
Ci sono poi tanti altri momenti nella relazione tra genitore e figlio che possono rinnovare o perfino sancire quell’incontro; come a dire: allora quell’incontro era vero veramente.

 

Ci sei sempre stato. L’assenza di tempo nell’amore.

I figli li si ama da subito e quindi li si è sempre amati. Questo non è scontato; a parer mio riguarda ogni forma di autentico amore.
– Papà ma quando non c’ero io, cosa c’era?
– Tu ci sei sempre stato.
(A lezione di psicologia dinamica con il prof. Quaglia, era il 2014). Una della cose più belle che io abbia mai sentito raccontare sul dialogo tra adulto e bambino. Che potenza questo scambio. Ha il  potere di muoverci.
Soprattutto, suggerisce che il sempre è qualcosa di vero e importante per i bambini. Suggerisce qualcosa di diverso da quel vero che talvolta l’adulto cerca per rispondere alla domanda del bambino. I bambini della vera storia dei genitori non se ne fanno niente. Piuttosto poi vorranno conoscerla da adolescenti, quando cambia la natura dei loro perché? e cambiano i loro bisogni.
I bambini vogliono sentire un’altra storia: quella dell’amore. Vogliono sentire quella continuità dell’esistenza in cui essi stessi vivono e che ci costringono a ricordare, quella continuità che altro non è che la continuità dell’amore che li ha generati.

Qual è la vera verità? Sono vere entrambe.

timeless

E’ come quando sperimentiamo la presenza del tempo e quando invece ne sperimentiamo l’assenza: quando siamo in uno stato di flow (non ci rendiamo conto del tempo che passa perché siamo immersi in qualcosa che ci piace tantissimo); oppure, quando amiamo e non sentiamo altro (che bene).
I figli li si ama da subito ma forse anche da prima, o dopo, non importa, in altri termini l’amore dove esiste va in entrambe le direzioni: va verso il futuro e va verso il passato. Se vogliamo (fortuna che qualcuno lo ha scoperto e dimostrato) trasformano il tempo in assenza di tempo. L’amore è il tempo del sempre, o forse Sempre è il tempo dell’amore.
Quando sono stati desiderati, quando sono stati creati nella nostra mente (nel nostro cuore), li si amava già; se ciò è accaduto l’indomani della loro nascita, è uguale. Se si ama veramente non importa quando comincia: cade il tempo. C’è sempre stato.

L’adolescenza è un lungo periodo in cui si creano i presupposti affinché genitori e figli un giorno si incontreranno davvero, perché esisteranno davvero.

 

Adolescere: la possibilità di venire di nuovo alla luce.

Se è vero che Sempre è il tempo dell’amore, quando è che invece accade l’incontro?
Quando, in questa dimensione qui dove siamo solitamente, genitori e figli si incontrano?

Per incontrarsi, genitori e figli devono nascere, come genitori e come figli. Questa cosa qui non è scontata, è un atto umano e non (solo) naturale. Tavolta, come per le adozioni, è un atto squisitamente umano.

Non accade una volta sola; eppure c’è un momento nella relazione tra genitore e figlio in cui la magìa ha la possibilità di accadere sincronicamente, per entrambi: da adulti.

L’incontro avviene quando entrambi si è adulti, nel senso pieno (evolutivo) del termine. Quando entrambi sono capaci di rivolgersi all’altro senza avere i bisogni del sé come prioritari. Quando entrambi si vedono, riescono a vedere chi hanno di fronte.

I presupposti per questo incontro, sparsi lungo la vita della relazione, trovano nell’adolescenza del figlio un momento fondamentale.
Vediamo perché.

 

La magìa di un autentico incontro ha radici nell’adolescenza.

L’adolescenza è un momento fondamentale come presupposto per quell’incontro; proprio per questo non è un periodo semplice.
Innanzitutto: dura tantissimo.
Padre e madre sono preoccupati. I cambiamenti continui e repentini, il potere creativo di quel momento della vita, il non sapere, non comprendere fino in fondo cosa un figlio è, cosa diventerà. La preoccupazione di tutto quello che di sconosciuto compare.
E poi, l’essere messi in discussione, l’essere “rifiutati”; il figlio si vuole “liberare” del genitore e al tempo stesso ne ha terribilmente bisogno.
Insomma, se la nostra società continua a occuparsi poco (o niente) degli adolescenti non è un caso, nonostante sia gravissimo e ingiustificato perché sono loro quelli che possono fare grandi cose, e senza maestri e adulti adulti quel potere si perde e non si realizza forse più.
Anche gli adolescenti sono preoccupati e soffrono, anche se non ne sono completamente consapevoli. Non so chi sono, cosa voglio, cosa voglio fare, non mi riconosco, mi riconosco in tante cose diverse! Questa è una giostra che solo un adolescente può sopportare. Ma ha bisogno di noi. Soprattutto, ha bisogno di figure genitoriali che gli restituiscano che quella giostra è normale, e che non sono soli e che va bene così. Quanto è difficile?

 

Il mancato incontro è incontrare un’altra versione di sé.

Quando ciò viene loro impedito, non si pongono le basi per quell’incontro rivoluzionario. Dopo qualche anno il genitore non vedrà altro che un’altra versione di sé. Rassicurante e al contempo sconfortante. È come aver fallito in quell’atto creativo che non può essere solo naturale. Alla lunga rende infelici, genitori e figli. Il genitore lo sa che c’era qualcosa che doveva nascere, e che non è più nata.

 

Madri e padri coraggiosi e consapevoli.

Il coraggio della madre e del padre è enorme quando lasciano fare; stare a vedere cosa accade mentre si fornisce ai propri figli un punto di riferimento affettivo, e tutti gli stimoli necessari a una crescita di sapere, di saper fare e di saper stare insieme. E così, li si osserva e li si lascia fare, mentre loro son lì che si cercano.

Queste sono le condizioni affinché gli adolescenti trovino il proprio autentico sé e, soprattutto, possano un giorno, non troppo distante, incontrare i propri genitori.
Se l’adolescente riesce a cercarsi senza sentirsi sbagliato o giudicato, se il genitore glielo lascerà fare, lo stupiranno, perché saranno qualcosa di davvero nuovo.

Noi adulti avremo davvero dato la possibilità al nuovo di crearsi, siamo stati mezzi per un mondo nuovo e così sarete voi genitori: nuovi. Questo è il miracolo della vita, il nuovo nel vecchio, come dice un celebre psicoanalista.
Ed ecco, allora, appena l’adolescente si fa adulto, accade che il genitore incontri nuovamente e veramente suo figlio (o sua figlia). Credo sia uno dei momenti della vita più belli e rivoluzionari che ciascuno possa sperimentare.

Questo momento si rinnova poi nel tempo e man mano che la relazione cresce, e si sperimenta, osa, si rinnova essa stessa.

A un certo punto, può capitare che rinasca pure, nel genitore, il figlio che è stato.

 

2019-12-23T13:31:03+01:00